Entrambe le forme di danza, la danza accademica e la danza contemporanea, propongono modelli assai chiari di relazione con il peso, derivati dalla formalizzazione di tecniche i cui principi soggiacciono ad aspirazioni opposte.
La ricerca dell'élévation che connota la danza accademica fin dalle sue origini prima ancora che venissero utilizzate le scarpette da punta - il primo balletto interamente sulle punte è del 1832 con La Sylphide e l'italo svedese Maria Taglioni - porta a cercare in ogni istante l'immaterialità, la tendenza verso l'altro, la leggerezza. Il desiderio di far dimenticare l'esistenza del peso si riflette nell'atteggiamento, nelle forme, nella dinamica e si spinge al punto di ambire alla cancellazione esteriore dell'impulso che ha prodotto il movimento e a trasformare la ricaduta a terra dopo un salto in un momento di sofficità senza urto.
Qualche meraviglioso essere ultra-umano sembra spingersi oltre l'attrazione gravitazionale, ma le leggi a riguardo nel mondo terrestre sono chiare.
In una logica di trascendenza, il ballerino classico si sforza per nascondere ogni riferimento alla forza di gravità e nell'intento di celare allo spettatore tale sforzo, mantiene il suo corpo in uno stato di costante ed elevata tensione muscolare.
Con la danza moderna l'ideologia del corpo danzante cessa di fondarsi su categorie estetiche precostituite per rappresentare invece un corpo reale e portatore di un personale vissuto. Si da valore all'espressività, ai sentimenti. Non si cerca più di sfuggire al peso, anzi ci si orienta verso il ritrovamento delle forze naturali in un'ottica di ricerca di verità contrapposta a quella di un'oggettiva ed idealizzata bellezza. Emerge l'esigenza di raccontare il proprio presente storico, sia sul piano psicologico che su quello socio-culturale.
Doris Humphrey (1895-1958) è la più importante teorica della coreografia nella storia della danza moderna americana. Charles Weidman (1901-1975), suo stretto collaboratore, è stato ballerino, coreografo e si è dedicato intensamente anche all'attività didattica.
Uno dei punti cardine dello stile Doris Humphrey e Charles Weidman è la ricerca condotta sul sistema di reazione del corpo umano alla forza di gravità:
La perdita dell'equilibrio, generata dalla gravità, provoca una caduta verso terra, da cui subito un nuovo impulso spinge il corpo verso altri disequilibri. La tensione fra "caduta" (fall) e "recupero" (recovery) è alla base di questo sistema, all'interno del quale il corpo passa dalla quiete al moto in virtù di un impulso energetico volontario, diverso dalla meccanicità, del movimento a cui dà origine.
Anche quando l'approccio vuole essere naturale e a misura del proprio corpo, un corpo personale, ben ancorato e presente a Terra, come avviene nella danza contemporanea, che ha una visione assai lontana quindi dai virtuosismi del balletto classico e ancora meno formale rispetto alla danza moderna, sarebbe poco agevole e poco sano ignorare qualcosa che è immanente.
In tutti i casi infatti il movimento non sa e non può prescindere da quello con cui conviviamo in ogni secondo della nostra esistenza:
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